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Il Progetto “Seconda Accoglienza ai Rifugiati”.

Parliamo della realizzazione pratica del progetto.

Si parte da un intervento su base locale (Milano) e dalla prima équipe della nostra associazione Human in Progress, che per ora agisce sul territorio.
Il modello qui presentato ed approntato diventa quindi una base su cui costruire analoghe unità d’azione.

Il gruppo è costituito da due psicoterapeuti, una psicopedagogista e un councelor.
Le lingue parlate sono, oltre all’italiano, Inglese, Francese e Spagnolo.
A livello sia terapeutico che di formazione esperienziale tutti i professionisti coinvolti hanno familiarità con traumi da immigrazione e cambio di cultura.
Le prestazioni vengono svolte seguendo il principio della gratuità, come da “Valori Fondanti l’Associazione Human in Progress”, già riportati nello Statuto.

Gli intenti del servizio che qui presentiamo sono Rifugiati che hanno superato la prima accoglienza. Si tratta di persone che restano sul territorio italiano o per scelta o per burocrazia, e che quindi ve hanno già una sede abitativa e ciò che è necessario alla vita in un nuovo Paese.
Non entro nel merito dell’efficienza maggiore o minore rispetto all’assistenza materiale a chi richiede asilo. Considero invece prioritario per noi, che lottiamo perché l’Altro venga riconosciuto come valore ed accolto in quanto dono umano e sociale, avviare in tempi brevi incontri terapeutici di ascolto del disagio, a partire dalla vicenda traumatica del viaggio migratorio.
L’équipe si riunisce prima che avvenga l’incontro con la persona da seguire, poi ogni professionista svolge l’intervento di cura su base individuale e privata, all’interno del proprio studio e della propria attività terapeutica.
Abbiamo nel gruppo una terapeuta specializzata nella cura a donne che hanno ricevuto violenza fisica e/o mentale.
Un’altra professionista è specializzata in infanzia ed adolescenza.
La psicopedagogista si reca a domicilio per intervenire supportando minori a rischio, che potrebbero essere allontanati da un progetto di normale scolarizzazione.
La presenza di un councelor permette incontri costruttivi verso la ripartenza di un progetto di vita per chi si sente escluso, non compreso, alla ricerca di una collocazione più chiara e serena con se stesso e con gli altri.
Altre figure presenti, in appoggio esterno al team, sono gli Avvocati ed i Traduttori. Essi vengono coinvolti se le persone assistite necessitano di particolare guida nello svolgere pratiche, che non siano già state espletate dai funzionari pubblici che le hanno seguite.
I casi vengono esaminati uno per uno prima dell’intervento. La strategia di assistenza è quindi su base individuale ed ha la durate che l’intervento necessita.
Per le terapie psicologiche viene seguito il criterio di un progetto terapeutico concordato sui bisogni soggettivi.

Gli interventi fin qui considerati riguardano quindi persone singole, gruppi familiari, minori non accompagnati e chiunque – migrante rifugiato – abbia bisogno di un’attenzione particolare al suo vissuto o di un accompagnamento nella sua nuova vita in Italia.
Valutando i criteri delle quote di immigrati per realtà geografica e sociale, già da tempo stabiliti, noi per ora siamo in grado di operare nel territorio del Milanese.
Nel breve tempo di vita della Associazione abbiamo fatto partire progetti di terapia gratuita a donne in grave stato di maltrattamento ed a minori privi di tutela ed emarginati in quanto “diversi”.
Per rendere il nostro impegno pratico più fattivo ci rivolgiamo ad Enti ed Associazioni sul territorio per raccogliere segnalazioni circa persone che hanno bisogno della nostra Assistenza.
Noi stessi ci possiamo recare in loco per incontrare i potenziali nostri utenti, fornendo loro fin da subito l’apertura e la comunicazione necessarie.
Essendo presenti in rete attraverso il nostro sito trilingue, possiamo sensibilizzare sui temi dell’Alterità ed incontrare in questo modo sia persone che chiedono d’usufruire del servizio, che nostri potenziali sostenitori.

Abbiamo infatti, come si può ben comprendere, obiettivi che vanno sostenuti.
Innanzitutto, per replicare e diffondere la modalità d’intervento che ho qui descritto, necessitiamo di diventare luogo di formazione per terapeuti, volontari e non, che vogliono creare nuove équipes ed agire in conformità con i nostri valori.
Avremo inoltre a breve bisogno di spazi, almeno di una struttura stabile ed autonoma per creare uno sportello d’ascolto sempre attivo e luoghi per terapia, riunioni, gruppi, per dare una assistenza più capillare che vada oltre quella dei singoli studi.

Auspichiamo quindi che un bambino traumatizzato non debba sentirsi escluso, diverso, inascoltato fino a lasciare gli studi diventando un emarginato sociale. Che la donna abusata torni a credere nella propria dignità e sia orgogliosa di se stessa e del Paese che la ospita; che uomini e ragazzi – troppo spesso vittime di persone senza scrupoli – trovino nel professionista serio, rispettoso e disponibile, una guida verso un prossimo futuro d’integrazione e riconoscimento del Sè e del proprio ruolo in una terra che è di tutti e che di tutti ha bisogno.

Grazie.

Giulia Remorino Ibry.
Milano 9 giugno 2017.